La valanga è un fenomeno naturale gravitativo che può verificarsi lungo un pendio montano e che, in assenza di azioni umane, dipende solo da fattori morfologici e metereologici.
L’uomo entra in gioco quando una sua attività interferisce con la zona di influenza del fenomeno valanghivo (che sia area di distacco, transito o deposito). Grazie al lavoro di prevenzione e informazione è aumentata la percezione del rischio nelle zone montane. Sulle Alpi e anche in Italia, nelle zone protette il numero delle vittime è diminuito nettamente, mentre nelle zone fuoripista, dopo un picco negli anni ‘80, è calato e da allora è rimasto abbastanza costante. Sebbene il numero degli scialpinisti, ciaspolatori, freerider, ecc… abbia continuato ad aumentare, dagli anni ‘90 il numero delle vittime è diminuito (in media 20/anno sia in Svizzera che in Italia, SLF 2016).
Nel periodo 1984-2020, in Italia sono state travolte da valanghe 3404 persone in 1604 incidenti (Valt 2018-con dati AINEVA aggiornati al 2020). Naturalmente le statistiche variano a seconda dell’andamento stagionale del manto nevoso, negli anni molto nevosi recentemente gli incidenti superano i 20 accadimenti fino ai 37 del 2010.
La maggior parte degli incidenti avviene durante attività di sport invernale, in quanto fortemente gratificanti (simili al gioco d’azzardo, sesso, droga o fumo), aggiungendo poi che il travolgimento da valanga non è comune, l’esperienza risulta molto accattivante abbassando notevolmente la reale percezione del rischio corso.
È frequente quindi l’errore umano tra le cause. Entrando più nel gergo tecnico possono essere definite come “trappole euristiche”, ossia situazioni pericolose e purtroppo emerse durante le analisi post-incidente. Rientrano tra queste (AINEVA 2009):
• Familiarità (69% degli incidenti avvengono su pendii già frequentati dalla vittima);
• Eccesso di determinazione (Sindrome del lupo: tendenza di alcuni ad essere sempre davanti a tutti);
• Consenso sociale (gli uomini sono spesso soggetti, in gruppi misti alla sindrome del “testosterone challenge”);
• Aura dell’esperto (in molti incidenti il gruppo risultava condotto da un leader, vero o presunto, che ha compiuto errori di giudizio);
• Competitività sociale (La presenza di altre persone che hanno il nostro stesso comportamento ci induce a credere che sia quello corretto);
• Scarsità ed euforia (buone condizioni meteo dopo lunghi periodi di maltempo o nevicate dopo lunghi periodi di scarsità inducono uno stato euforico);
• Effetto di apprendimento negativo (La mancanza di esperienza e l’assenza di feed-back dai precedenti avvenimenti può portare a decisioni errate).
Per concludere rivolgendosi ai numerosi frequentatori della montagna in inverno, non solo ad alta quota ma anche per le quote più basse in condizioni di manto nevoso abbondante è di indubbia validità utilizzare tutte le strategie informative e di addestramento disponibili. Raggiungere una certa preparazione per diminuire il rischio significa partecipare continuamente a formazione, migliorare le capacità con la pratica, simulare eventi e scenari, comunicare con altri frequentatori ed esperti.
Recentemente si sono sviluppate tecnologie moderne e performanti anche per i bollettini valanghe. Si porta ad esempio il nuovo bollettino AINEVA valevole per tutto l’arco alpino e l’Appenino marchigiano (https://bollettini.aineva.it/bulletin/latest), ossia una piattaforma che consente a tutti i servizi valanghe dell’Arco Alpino la condivisione di dati, informazioni in tempo reale e la fruizione, per gli utenti, di un prodotto multilingue, intuitivo, uniforme e standardizzato.